Il Piemonte ha messo a segno un altro importante colpo gastronomico ottenendo dalla UE (il 23 dicembre scorso, giorno in cui la richiesta di registrazione è stata pubblicata ufficialmente sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea) il riconoscimento del marchio I.G.P. (Indicazione Geografica Protetta) per il ‘Vitellone Piemontese della Coscia’. Ora bisogna attendere 90 giorni dal momento della registrazione della domanda di certificazione, trascorsi i quali senza alcuna opposizione, l’ottenimento del marchio I.G.P. sarà definitivo.
Il grande bovino dal tipico corpo muscoloso si distingue per la doppia groppa e le cosce delle sue zampe posteriori particolarmente robuste e dalle fibre muscolari di queste che si distinguono da quelle delle altre parti dell’animale. Tale peculiarità comporta una percentuale molto bassa del grasso presente nei muscoli e del tessuto connettivo, fattori che favoriscono una maggiore tenerezza della carne. Il Vitellone Piemontese, allevato tradizionalmente in regione sin dalla fine dell’Ottocento, è una razza che si adatta a climi diversi sia in zone pianeggianti e collinari, sia in quelle di montagna (anche oltre 2.000 metri) e lo dimostra il fatto che qualche allevatore ha iniziato a scommettere su di essa anche in Argentina e addirittura in terra siberiana. Il suo progenitore pare essere un bovino del genere ‘Aurochs’, presente nelle regioni euroasiatiche sin dal periodo Pleistocene; tra il Paleolitico medio e quello superiore (25.000 – 30.000 anni fa) arrivò poi nell’attuale territorio piemontese una razza di ‘Zebù’ dal Pakistan Occidentale e così le due specie di bovini diedero vita ad una nuova razza che, secolo dopo secolo, si è evoluto in quella che oggi è il ‘Vitellone Piemontese’.
La tipologia di allevamento spazia da quello in stalla a quello brado o semibrado; i vitelli, alla nascita, pesano tra i 40 kg e i 45 kg e sono svezzati tra i 4 e i 6 mesi. I vitelloni, dal mantello color grigio, raggiungono il peso richiesto per la macellazione (550 kg – 650 kg) ad un’età di 15-18 mesi, mentre le vacche, dal mantello color bianco, (350 kg – 450 kg) ad un’età di 14-16 mesi; la capacità di produrre latte di un esemplare femmina è tale da poterne utilizzare una parte anche per la produzione e trasformazione di formaggi quali il ‘Bra’, il ‘Raschera’ ed il ‘Castelmagno’.
Il ‘Vitellone Piemontese’ godrà di una valorizzazione certificata che restringe le aree di allevamento alle province di Torino, Asti, Alessandria, Cuneo, Biella, Vercelli e Novara (nelle ultime tre province è consentito però solo in alcuni comuni, così come relativamente alle province liguri di Imperia e Savona, vicine ai confini piemontesi). Le carni macellate potranno essere sia di bovini maschi che di bovini femmine oppure bovini figli di due esemplari rigorosamente iscritti al libro genealogico (con un’età superiore a un anno, allevati e messi all’ingrasso esclusivamente nelle aree precedentemente elencate), dovranno riportare il nome specifico ed il logo della denominazione, la sigla I.G.P., il simbolo dell’Unione Europea e la scritta ‘bovino adulto’ sull’etichetta.
Grandissima è la soddisfazione dei 6.000 allevatori e dei 15.000 addetti interessati (gli unici a non gioire saranno i vegani) che ogni giorno si prendono cura dei quasi 300 mila bovini distribuiti nelle centinaia di stalle e che attendevano una notizia del genere da più di sette anni. Il fatturato si aggira intorno ai 500 milioni di euro ma arriva a 800 milioni se si considera l’intera filiera, dai produttori dei mangimi (accuratamente selezionati e a base di cereali e leguminose, mescolati a foraggio verdi o essiccati) ai macellai. Nel prossimo futuro potranno annoverare il ‘Vitellone Piemontese della Coscia’ (noto per le sue carni magre e povere di colesterolo) tra le eccellenze della biodiversità regionale.
Senza dimenticare che un riconoscimento del genere darà l’opportunità di aumentare il prestigio enogastronomico di un territorio unico nel panorama nazionale, già famoso in tutto il mondo per la ‘Nocciola del Piemonte’ I.G.P., per il Tartufo bianco d’Alba, per il Salame Piemonte I.G.P., per il Crudo di Cuneo D.O.P., per il Riso di Baraggia Biellese e Vercellese e ovviamente per i suoi ottimi vini DOCG e DOC (Barolo, Barbaresco, Barbera, Brachetto, Dolcetto, Dogliani, Grignolino, Freisa, Langhe, Monferrato, Moscato, Roero su tutti).
Il ‘Vitellone Piemontese della Coscia’ è tutelato in Italia dall’’ANABORAPI’: l’Associazione Nazionale Allevatori dei Bovini di Razza Piemontese’.