L’Italia del vino. Report 2016

L’anno enologico appena concluso sarà ricordato maggiormente per due aspetti principali riguardanti la produzione italiana di vino: una grandissima quantità di ettolitri prodotti, mai registrata in passato e che quindi consente di pronunciare il termine ‘record’, accompagnata da un generale calo dei consumi da parte degli italiani.

Vigneti in Franciacorta (Foto ‘Pavin viaggi’)
Vigneti in Franciacorta (Foto ‘Olio e vino’)
Vigneti in Franciacorta (Foto ‘Fratelli di vino’)

La vendemmia italiana 2016, iniziata in Franciacorta il 12 agosto ed in ritardo di qualche giorno rispetto al 2015, si è attestata su ben 51,5 ettolitri di vino, superando di poco quella dell’anno precedente, 50,7 ettolitri (la percentuale stimata si è attestata tra lo 0% ed il 2% di aumento, percentuale che aumenta ancora se si considerano i 44,9 ettolitri della media del periodo 2011-2015). Può essere definita una buona annata, caratterizzata specialmente da delle condizioni meteorologiche che, di anno in anno, stanno rimandando sempre più ad un clima tropicale (bisogna farsene una ragione) e che hanno interessato in modo differente l’Italia centro-nord insieme alle isole maggiori e l’Italia del sud. La prima ha vissuto una vendemmia che ha beneficiato di una debole piovosità e di una escursione termica accettabile, la seconda ha vissuto i due mesi clou della vendemmia (settembre ed ottobre) con molte giornate di pioggia.

E’ sicuramente un dato non trascurabile ma c’è da rimarcare come le uniche regioni ad aver incrementato fortemente la produzione di vino, nonostante gli anomali periodi piovosi, siano state la Puglia (+10%) e l’Abruzzo (+10%) che negli ultimi anni stanno proponendo al panorama enologico nazionale ed internazionale dei vini veramente eccellenti, grazie all’esperienza e alla professionalità acquisite sia in vigna che in cantina. Tra le migliori aziende pugliesi si distinguono Cantele, Cantine De Falco, Cantine Paolo Leo, Cantine Soloperto, Castel di Salve, Castello Monaci, Conti Zecca, Leone De Castris, Menhir, Mottura, Polvanera, Produttori Vini Manduria, Rivera, Rosa del Golfo, Schola Sarmenti, Tenute Emèra, Tormaresca, Torrevento.

Vigneto pugliese con tipica ‘Pajara’ (Foto ‘Rejsertilitalien’)
Vigneto pugliese con una masseria sullo sfondo (Foto ‘Puglia best wine’)
Alberello di uva Primitivo (Foto ‘Etike’)

Tra quelle abruzzesi, invece, una nota di merito ad Agriverde, Cantina Frentana, Centorame, Contesa, Camillo Montori, Cantina Tollo, Ciccio Zaccagnini, Dino Illuminati, Emidio Pepe, Fattoria Nicodemi, La Valentina, Marchesi De’ Cordano, Masciarelli, Luigi Cataldi Madonna, Nestore Bosco, Orlandi Contucci Ponno, Pasetti, San Lorenzo Vini, Tommaso Olivastri, Torre dei Beati, Valentini.

Vigneti abruzzesi (Foto di Enzo Di Nisio)
Vigneti abruzzesi (Foto ‘Movimento Turismo del Vino’)
Vigneti abruzzesi (Foto di Antonino Antrilli)

Veneto (+7%), Piemonte ed Emilia Romagna (+3% entrambe) hanno segnato positivamente un incremento, seppur in maniera minore; la regione che ha registrato il maggior decremento produttivo è stata la Campania con un 20% in meno, seguita da altre importanti regioni che si sono attestate in media tra il 5% ed il 7% in meno, come Sicilia, Lazio, Umbria, Toscana, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. In definitiva, in quei territori dove i vitivinicoltori, gli enologi e gli agronomi sono intervenuti ad assistere i vigneti come meglio hanno potuto e dove la pioggia non è caduta abbondante, si sono ottenuti comunque dei risultati ottimi.

In tutti i modi si avrà una situazione molto più ben definita della qualità dei vini nel momento in cui terminerà il loro periodo di affinamento ma già da ora si stima che il 2017 vedrà un calo dei consumi da parte degli italiani, come dimostrano i dati relativi alla media dei litri pro capite all’anno, scesi a 36 litri dai 45 di dieci anni fa. Sicuramente oggi si beve molto meno in Italia ma da questo dato negativo dal punto di vista della quantità se ne può estrapolare uno positivo per quel che riguarda invece la qualità: oggi si tende sempre più a bere meno vino ma che sia un buon vino! Per cui si deve puntare moltissimo sull’alta qualità e sulla corretta informazione delle migliaia di etichette italiane che negli ultimi anni stanno attraendo l’attenzione e l’interesse anche di un pubblico molto giovane (i ‘Millennials’, vale a dire tutti i nati tra il 1980 e il 2000, quindi con un’età compresa tra i 15 e i 35 anni, facenti parte della cosiddetta ‘Generazione Y’ che si caratterizza per la sua dimestichezza con la tecnologia nonché con la comunicazione digitale) e soprattutto femminile.

L’alta qualità è poi fondamentale per competere sui mercati esteri con i grandi vini stranieri che continuano a conquistare fette importanti del palcoscenico internazionale, come i vini Francesi e Spagnoli ma anche quelli Cileni, Californiani, Sudafricani e Australiani, per cui l’obiettivo che i vitivinicoltori italiani non dovranno mai assolutamente trascurare è quello di organizzarsi e studiare strategie ad hoc per conquistare nuovi mercati. Già da quest’anno il mercato da monitorare ed aggredire commercialmente è quello cinese, il quarto al mondo per consumo di vino con 16 milioni di ettolitri, secondo i dati ufficiali 2015 dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV), dopo Stati Uniti (30,1 milioni), Francia (27,2 milioni) e l’Italia che ha occupato il terzo posto insieme alla Germania (20,5 milioni).

Quello cinese è un mercato sempre più maturo e aperto alla conoscenza e all’apprezzamento dei vini di qualità che sappiano parlare di se e del loro particolare terroir, per cui diventa strategico uno specifico ‘storytelling’, un marketing di narrazione in perfetto ‘Italian Style’, impreziosito da foto e video. In Cina, negli ultimi due anni, si è assistito ad un maggior consumo domestico di vino rispetto a quello fuori casa e ad un aumento degli acquisti nei negozi e nei supermercati (settore ‘Off-Trade’) rispetto all’ordinaria vendita e consumo diretto nei ristoranti e nei bar (settore ‘On-Trade’): recenti studi ed analisi delle tendenze delle abitudini dei consumatori cinesi prevedono che tale aumento si attesterà intorno al 75% delle vendite, poiché in molte regioni della Cina si sta sempre più affermando la figura di un consumatore che vuole conoscere da se un determinato prodotto enologico per poter così essere in grado di riconoscerlo ed acquistarlo personalmente dagli scaffali di un supermarket. Un trend a dir poco interessante se si pensa che il consumatore medio cinese, oltre ad essere giovane e ricco, è un assiduo ed attento utilizzatore del Web, perfetto e strategico canale a disposizione delle aziende per veicolare immediatamente una visibilità mirata delle cantine e delle bottiglie di vino, ma anche e soprattutto a disposizione del giovane consumatore per i suoi acquisti on-line.

Jack Ma, fondatore di ‘Alibaba’ (Foto ‘Il Sole 24Ore’)

Se si considera che nel 2014 l’e-commerce del gigante cinese ha registrato vendite pari a quasi 100 milioni di bottiglie, con una crescita pazzesca del 173%, non ci si dovrà meravigliare più di tanto se un domani la Cina dovesse scalzare l’Italia e  la Germania al terzo posto nella classifica mondiale del consumo di vino. Nello stesso anno di riferimento le uniche due nazioni che hanno fatto registrare consistenti vendite on-line sono state la Gran Bretagna (106 milioni di bottiglie ed una crescita del 3%), la Francia (85 milioni di bottiglie ed una crescita del 29%), gli Stati Uniti (40 milioni di bottiglie ed una crescita del 6%) e l’Italia (29 milioni di bottiglie ed una crescita comunque del 23%). Anche se la Cina rappresenta oggi il quarto mercato per consumo di vino, tale prodotto non è ancora distribuito uniformemente nelle varie e vaste aree del Paese, per cui gli acquisti avvengono maggiormente on-line e ciò spiega il grande successo di una piattaforma E-commerce come Alibaba che, solo nel 2015, ha servito qualcosa come 667 milioni di utenti via Web, con introiti per 560 miliardi di euro (contro i quasi 17 miliardi dell’Italia). Alcune aziende vitivinicole italiane non hanno perso tempo e, nelle settimane successive alla partecipazione di Jack Ma (Patron di Alibaba e guru dell’E-commerce) al Vinitaly di Verona, le cantine associate nell’’Iswa’ (‘Italian signature wines academy’), quali Allegrini, Arnaldo Caprai, Feudi di San Gregorio, Fontanafredda, Marchesi De’ Frescobaldi, Planeta e Villa Sandi (40 milioni di bottiglie prodotte e 250 milioni di euro di fatturato), hanno stretto un accordo commerciale posizionandosi su una delle piattaforme di Alibaba: ‘T-Mall.com’.

Villa Belvedere a Calmasino (VR), quartier generale del Gruppo Italiano Vini (Foto G.I.V.)

Su tale piattaforma hanno investito anche Mezzacorona e il Gruppo Italiano Vini (GIV), leader in Italia per fatturato con 15 Cantine distribuite in 11 regioni e tra i più grandi in Europa, che commercia in Cina da cinque anni e che ha strategicamente sottoscritto un accordo di co-branding con Ferrero (brand già molto conosciuto), prevedendo di vendere 100.000 bottiglie nell’arco del 2017. Oltre ad aziende vitivinicole, su Alibaba sono sbarcate con il proprio negozio virtuale anche molte aziende italiane del settore Food (Barilla, Coop e Lavazza, oltre alla già citata Ferrero) e in occasione di date speciali (‘Wine-Day’), come quelle dedicate ai ‘singles’ cinesi (‘Singles Day’: 09/09/2016 e 11/11/2016), hanno potuto focalizzare in modo incisivo la visibilità dei loro prodotti su una determinata categoria di consumatori.

Immagine promozionale del ‘Singles day’ in Cina (Foto ‘Il Sole 24Ore’)

Bisogna in tutti i modi pensare positivo senza mai abbassare la guardia (in Francia la produzione totale è stata minore del 10% rispetto al 2015 a causa delle gelate verificatesi durante il periodo primaverile, ma la Spagna è arrivata a superare i 40 ettolitri, quando solo fino a dieci anni fa si attestava sui 30; Cina e Giappone iniziano ad aumentare la quantità di vino imbottigliato e la Gran Bretagna già da qualche anno gode di un clima dalle temperature più calde che può favorire la coltivazione di un maggior numero di vigneti), bisogna puntare sempre più sulla qualità del prodotto, sulla preparazione professionale (sia in regime di coltivazione tradizionale che biologica e biodinamica), sull’innovazione, sull’eccellenza, sul legame con il territorio, sull’enorme biodiversità degli oltre 500 vitigni coltivati ed accogliendo con enorme soddisfazione, dopo due anni di lavori parlamentari, la ‘Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e commercio del vino’, ossia i 90 articoli del ‘Testo Unico del Vino’ approvato dalla Commissione Agricoltura della Camera il 28 novembre scorso e quindi divenuto ufficialmente legge dopo la disamina di alcuni emendamenti introdotti dalla Commissione Giustizia del Senato.

Tali emendamenti riguardavano nello specifico l’esatta regolazione della normativa delle sanzioni da applicare nei casi in cui si accerti la contraffazione delle fascette, contrassegni di Stato, che normalmente vengono applicate intorno al collo delle bottiglie di vino Docg e Doc. I quasi venti soggetti costituenti le varie autorità di controllo nelle cantine sono ora accomunati da un unico sistema di raccordo che consente loro la condivisione di tutte le informazioni ottenute a seguito di un controllo, evitando così di effettuare due o più visite nella stessa cantina vitivinicola e convogliando più semplicemente tutti i risultati nel Registro Unico dei Controlli (Ruci), senza distinzione tra imprese agricole o meno. In caso di accertamento di semplici irregolarità formali, vale il principio del ‘ravvedimento operoso’ che consentirà di regolarizzare la propria posizione attraverso il pagamento di multe ridotte, piuttosto che pesanti sanzioni amministrative.

Vite ad Alberello a Pantelleria. Le tipiche buche nel terreno aiutano a proteggere le piante dal forte vento che soffia sull’isola. (Foto ‘Corriere della Sera’)
Vigneti in collina nei dintorni di Terlano in Trentino Alto Adige (Foto ‘Città del vino’)
Vigneti intorno al lago di Caldaro in Trentino Alto Adige (Foto ‘Cinelli Colombini’)

Inoltre verranno particolarmente tutelati tutti quei vigneti esistenti in zone di particolare valore paesaggistico e a rischio dissesto idrogeologico, nonché quelli caratterizzati da una certa importanza storica e i cosiddetti vigneti ‘eroici’, come gli alberelli di Pantelleria o i terrazzamenti lungo le pendici dell’Etna o addirittura di montagna come in Trentino Alto Adige. Finalmente i vignaioli italiani hanno dalla loro parte un testo legislativo in materia di vino molto semplificato che permette di produrlo, commercializzarlo e valorizzarlo con una maggiore certezza del diritto e la consapevolezza di una tutela migliore del settore agroalimentare italiano.