Il Trentino, un territorio felice

Il Trentino, un mix di natura, cultura e tradizioni, nel cuore delle Alpi italiane, tra l’azzurro del cielo e l’imponenza delle Dolomiti, patrimonio UNESCO

GREEN TOWER

Per una chiara introduzione al Trentino, pranzate al Green Tower nel capoluogo di regione, Trento.

I pannelli in legno decorati, i dettagli in ottone lucido e vetro colorato evocano perfettamente la confluenza geografica tra brasseria alsaziana, birreria tirolese e ristorante romano. Qui, uomini d’affari, coppie e famiglie gustano i piatti tipici della zona: la polenta, la pasta e una varietà di secondi come la “Carne salada Trentina scottata ai ferri con rösti di patate e crauti rossi”.

Il Green Tower si trova in un territorio ricco di storia: l’adiacente Torre Verde, da cui prende il nome, era il prolungamento lungo il fiume del grande Castello del Buonconsiglio.

Se tutta questa storia suona poco invitante, vale la pena ricordare che i papi che scomunicarono per eresia Martin Lutero furono anche grandi epicurei, come testimonia il ricettario del 1570 dello chef pontificio Bartolomeo Scappi.

LOCANDA MARGON

Ho ricevuto un invito particolare. Mi dirigo su una collina boscosa in alto, sopra Trento, presso il bellissimo palazzo cinquecentesco del Margon. La tenuta appartiene all’azienda vinicola Ferrari, i cui vigneti circondano il complesso e il ristorante stellato Michelin, la Locanda Margon.

Qui sono accolto da Camilla Lunelli nell’austera sala da pranzo grigia. Ogni volta che le squisite leccornie si succedono al mio tavolo, Camilla si alza per salutare calorosamente gli altri commensali. Ferrari è il produttore più antico e prestigioso del Trentodoc, uno spumante ottenuto da uve chardonnay, pinot nero e pinot meunier, utilizzando il metodo champenoise.

Edoardo Fumagalli

Per accompagnare le rare annate Ferrari, lo chef di Margon, Edoardo Fumagalli, mostra il suo lavoro straordinariamente inventivo: una piccola millefoglie di tartare di cervo locale, un salmone in camicia, a forma di trota, ricoperto da una lacca di gamberi e bisque di carote.

Dopo aver curato varie cucine, da Edimburgo a Milano, Fumagalli giunge qui a Locanda Margon, dove predilige i prodotti locali: l’olio ai limoni, il pesce e la selvaggina.

DIETA ALPINA

Con la dieta alpina, considerata un equivalente altrettanto salutare della dieta mediterranea, il Trentino si trova nella felice posizione di poter godere del meglio di entrambe. Queste colline abbondano di erbe.

Protagonista dell’erboristeria trentina è la pioniera “signora delle erbe” Noris Cunaccia, la cui piccola sede in Val Redena è meta di pellegrinaggio di grandi chef da tutto il mondo. Anche Giovanni D’Alitta, chef dell’Hermitage, usa molto le erbe: “Considero il ristorante come una vetrina per tutti i produttori di cibo che ci circondano “, dice D’Alitta.

IL VINO

E come non provare un bicchiere di uno dei vini rossi per i quali la regione è famosa oltre che per gli spumanti? Ho prenotato visite ad hoc, ovviamente, con due produttori di vino rosso trentino molto diversi tra loro.

Tenuta San Leonardo

In primo luogo, Tenuta San Leonardo, una bellissima proprietà sulla strada della valle a sud di Trento. Su un lato del suo grande cancello di pietra si trova una cappella dedicata a San Leonardo; dall’altro lato, un piccolo bar-baita di legno dove degustare il vino rosso sotto gli alberi, con gli anziani e gli allegri lavoratori della tenuta. Alcune famiglie vivono qui nella tenuta da generazioni.

Mi vengono mostrati i vicoli di tigli e gli appezzamenti di viti, direttamente dal Marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga.

Figlio del secondo marchese Carlo, ha studiato enologia in Svizzera e in Toscana e ha avviato in azienda l’evoluzione degli anni ‘80 che ha portato alla premiata gamma di nuovi vini, guidati dall’assemblaggio di punta di cabernet sauvignon e merlot. 

Cantina Foradori

Se San Leonardo rappresenta l’aristocrazia del buon vino della vecchia scuola, la mia prossima destinazione, la cantina Foradori, è invece la rottura dei vecchi schemi.

La Foradori è situata al centro della pianura rotelica, una distesa triangolare di vigneti e campi coltivati, circondati da colline frastagliate.

Parliamo nel cortile della tenuta nella tranquilla cittadina di Mezzolombardo. 

La madre di Theo, racconta, è stata l’ispiratrice della decisione, allora controversa, di abbandonare il pinot nero e ricoltivare biodinamicamente le uve autoctone, in particolare il teroldego.

A vent’anni di distanza, Foradori si trova in prima linea in un movimento che è riuscito a diffondere la fama del vino Teroldego fino agli Stati Uniti.