Bortolomiol: mission moderna tutta al femminile

NEL CUORE DI VALDOBBIADENE, TRA MERAVIGLIOSE COLLINE CANDIDATE MERITATAMENTE A DIVENTARE PATRIMONIO DELL’UMANITA’, LE DONNE BORTOLOMIOL (CANTINA LEADER NELLA PRODUZIONE DEL ‘PROSECCO SUPERIORE DOCG’) PORTANO AVANTI UN GRANDE PROGETTO DI INNOVAZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE, CONIUGANDO SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE E SOCIALE NEL PIENO RISPETTO DELLA TRADIZIONE DI FAMIGLIA, DELLA MISSION AZIENDALE, DELLE PERSONE, DEI VIGNETI E DELLA LORO TERRA

Che l’Italia sia uno scrigno di arte e bellezza naturale  è risaputo in tutto il mondo ed uno dei tanti luoghi che la rende tale è quel meraviglioso territorio rappresentato dalla suggestiva Marca Trevigiana, delimitato dal Brenta e dal Piave, non a caso definito già dai tempi del Medioevo come  ‘Marca gioiosa et amorosa’ che racchiude nei suoi confini la città di Treviso e la sua provincia, impreziosita da splendide cittadine quali Montebelluna, Asolo, Vittorio Veneto, Conegliano, Valdobbiadene. Ognuna di loro è famosa nel mondo grazie a testimonianze architettoniche, artistiche, storiche (come le ville di Andrea Palladio, le opere di Giovan Battista Cima da Conegliano, i luoghi di battaglia e della memoria legati alla seconda guerra mondiale) ma anche e soprattutto paesaggistiche uniche, come le magiche ‘Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene’ che dal 26 gennaio scorso sono state ufficialmente candidate a diventare Patrimonio dell’Umanità e quindi ad essere inserite nel ristretto e prestigioso circuito d’interesse storico-culturale dell’Unesco.

Un tipico scorcio panoramico delle dolci Colline del Prosecco (Foto: ‘Trip2prosecco’)

Il merito è senz’altro di tutti quei vignaioli che ogni giorno si prendono cura, con dedizione e passione, di quella che è diventata un’eccellenza enologica mondiale qual è il vino Prosecco, ottenuto dal vitigno autoctono Glera (la precisazione è d’obbligo in quanto, fino al 2009, il termine ‘Prosecco’ indicava il vitigno e non il vino, potendo così essere coltivato in qualsiasi parte del mondo, oltre alla zona compresa tra Valdobbiadene e Conegliano, dove il Glera si coltiva sin dal 1500 grazie alle condizioni di esposizione e composizione dei terreni particolarmente ottimali) e che oggi contribuisce a valorizzare sempre più un intero territorio, all’interno del quale si distinguono la ‘Strada del Prosecco (da Valdobbiadene a Vittorio Veneto, passando per Conegliano e altri centri più piccoli), la Via Storica del Prosecco (da Valdobbiadene a Conegliano) e l’Area del Superiore di Cartizze (il Cru della denominazione rappresentato da una piccola area di 107 ettari di vigneto, compresa tra le colline più scoscese di San Pietro di Barbozza, Santo Stefano e Saccol, facenti parti del Comune di Valdobbiadene).

Il pendio di una delle tante colline coltivate a Glera che caratterizzano il paesaggio intorno a Valdobbiadene (Foto: ‘Lavinium’)

Nel 1969 a tale territorio è stata riconosciuta la Doc ‘Prosecco Conegliano Valdobbiadene’ e nel 2009 la Docg all’area di origine (circa 5mila ettari compresi tra i Comuni di Conegliano, Susegana, San Vendemiano, Colle Umberto, Vittorio Veneto, Cison di Valmarino, San Pietro di Feletto, Refrontolo, Pieve di Soligo, Farra di Soligo, Miane, Vidor, Follina, Tarzo e Valdobbiadene), mentre al Prosecco in essa coltivato l’appellativo di ‘Superiore’, assegnato insieme alla Docg anche al ‘Prosecco del Montello e dei Colli Asolani’.

Mappa della zonazione del territorio del Prosecco (Foto: ‘Bortolomiol’)
San Pietro di Barbozza, località di Valdobbiadene circondata dalle stupende Colline del Prosecco (Foto: ‘Bortolomiol’)
Area esterna alla Cantina Bortolomiol dove si trovano i silos di acciaio adibiti alla fermentazione delle uve (Foto: ‘Bortolomiol’)

A Valdobbiadene ha sede una delle Cantine più famose nella terra del ‘Prosecco Superiore Docg’, ossia l’azienda spumantistica Bortolomiol (www.bortolomiol.com) fondata nel 1949 da Giuliano Bortolomiol, figlio d’arte di Bartolomeo, l’avo di famiglia la cui esistenza è attestata da documenti risalenti addirittura alla metà del 1700 e che ha dedicato la maggior parte della sua vita alla coltivazione della vite sulle colline di Valdobbiadene, trasmettendo ai suoi discendenti l’amore per la terra e l’attitudine a trarne il meglio.

Giuliano Bortolomiol insieme alla signora Ottavia, sua moglie, in una bellissima foto d’epoca (Foto: ‘Bortolomiol’)
Giuliano Bortolomiol intento a versare un bicchiere di Prosecco (Foto: ‘Bortolomiol’)

Il signor Giuliano ha sempre creduto nella qualità e nel futuro del Prosecco a denominazione e, come il padre, anche lui ha operato in tal senso durante tutta la sua vita, particolarmente portato per vocazione naturale. Da giovanissimo si iscrisse alla celeberrima Scuola di Enologia di Conegliano e nell’immediato dopoguerra, vedendo tanti vigneti abbandonati, maturò la consapevolezza di avere una missione da condividere: far rinascere quei vigneti e soprattutto elevare il Prosecco tanto a livello qualitativo, quanto di diffusione della sua conoscenza. Il suo sogno divenne così quello di elevare il Prosecco da prodotto locale senza troppe pretese a prestigioso spumante conosciuto a livello nazionale; tale sogno oggi è realtà con il Prosecco Superiore che ha conquistato il riconoscimento della denominazione Docg ed è apprezzato a livello internazionale.

Tutta la mission da grande uomo e la visione da grande imprenditore in una frase scritta da Giuliano Bortolomiol stesso: ‘Voglio far conoscere a tutti il nostro Prosecco di Collina’ (Foto: ‘Bortolomiol’)
Giuliano Bortolomiol fu uno degli istitutori, nel 1946, della ‘Confraternita del Prosecco’, nonchè Gran Maestro dal 1984 in poi, fino a quando cioè le sue condizioni di salute glielo permisero. Venne a mancare il 28 dicembre 2000 a causa di un brutto male (Foto: ‘Bortolomiol’)
Giuliano Bortolomiol, primo da destra, con mantella e medaglione della ‘Confraternita del Prosecco’ (Foto: ‘Bortolomiol’)

Giuliano Bortolomiol fu uno degli istitutori nel 1946 della ‘Confraternita del Prosecco’ (di cui divenne ‘Gran Maestro’ e con sede a San Pietro di Barbozza) oltre che, successivamente, del Consorzio di Tutela (costituito nel 1962), della ‘Mostra dello Spumante’ (oggi ‘Forum Spumanti d’Italia’), promotore del restauro della bellissima Villa dei Cedri a Valdobbiadene (ex opificio dell’Ottocento, per molti anni location della stessa ‘Mostra degli Spumanti’ e oggi dell’evento annuale ‘Calici di Stelle’ nel mese di agosto) ma soprattutto eccelse nell’applicazione  del metodo Martinotti-Charmat e , da grande intuitivo  e sperimentatore, realizzò il primo Prosecco Brut.

La signora Ottavia insieme alle sue quattro figlie (Foto: ‘Bortolomiol’)

Il suo immenso impegno nella cura e nella promozione del Prosecco, nel 2008 ha ottenuto anche un riconoscimento editoriale, promosso dalle quattro figlie Elvira, Giuliana, Luisa e Maria Elena (oggi alla guida dell’azienda) e dalla moglie (la signora Ottavia) in collaborazione con Veronelli Editore; l’opera s’intitola Giuliano Bortolomiol – Il sogno del Prosecco’, un affettuoso pensiero al padre e al marito ma anche un doveroso omaggio al fondatore ed un giusto riconoscimento a colui che è stato il pioniere del mondo del Prosecco.  L’idea nacque in occasione di un incontro nel 2003 tra le sorelle Bortolomiol e Luigi Veronelli, durante il quale gli fu presentata la bottiglia con l’etichetta ‘Motus Vitae’ dedicata al signor Giuliano; fu allora che Veronelli affermò che, per meglio comprendere un buon vino, fosse necessario raccontare la storia del territorio di provenienza e delle persone che ci vivono e lavorano. Autore del libro è Ettore Gobbato che, scegliendo la via della quotidianità, ha ricostruito i dialoghi e raccolto decine di testimonianze, unendo il tutto per poter raccontare la vita di un uomo che, a piccoli passi e con coerenza e determinazione, ha trasformato il Prosecco da semplice vino locale, consumato solitamente nei dintorni di Valdobbiadene e di Conegliano, in un prodotto internazionale che oggi ha nel ‘Superiore di Cartizze’ la sua punta di diamante e rappresenta più di ogni altro le bollicine Made in Italy. Il libro è la 18esima biografia della collana ‘I Semi. I protagonisti delle culture materiali’, interamente dedicata a uomini e donne che, negli anni, hanno onorato e valorizzato il loro territorio attraverso la grande dedizione al proprio lavoro.

La copertina del libro scritto nel 2008 da Ettore Gobbato ed editato da Veronelli (Foto: ‘Bortolomiol’)

Elvira, Giuliana, Luisa e Maria Elena Bortolomiol, insieme alla loro madre Ottavia, hanno a loro volta fatta propria la missione paterna e ancora oggi continuano ad investire  risorse ed energie sia nella qualità del prodotto che nella creazione di un legame forte con il territorio (principi cardini della tradizione famigliare), guidate da un doppio focus di responsabilità e sostenibilità in campo ambientale e sociale. Il cambio generazionale ha portato alla naturale evoluzione verso una visione manageriale che ha visto dividersi e specializzarsi i ruoli di gestione tra le quattro figlie del signor Giuliano, il cui impegno è mirato non solo ad affermare orgogliosamente una visione femminile del lavoro, ma soprattutto a portare una nuova femminilità nel mondo del vino che, per le donne Bortolomiol, equivale anzitutto ad una maggiore sensibilità nei confronti del territorio. Una vera e propria eccellenza femminile che, con grande attenzione, pervade tutti i progetti di agricoltura consapevole e sostenibile lungo l’intera filiera produttiva, attraverso un lavoro ed un impegno quotidiani che dall’azienda si estendono ad altre realtà, senza tralasciare progetti anche a scopo umanitario.

Le sorelle Bortolomiol. Da sx a dx: Giuliana, Luisa, Maria Elena, Elvira (Foto: ‘Bortolomiol’)

A tal proposito, ricordiamo la partecipazione della famiglia Bortolomiol, insieme all’organizzazione non governativa Ricerca e Cooperazione’, ad un progetto nel nord del Benin (in Africa Occidentale) per promuovere la formazione e l’integrazione nel mondo imprenditoriale di 60 donne, attraverso semplici strumenti di conoscenza che possano permettere loro di utilizzare al meglio le risorse naturali presenti nel territorio in cui vivono, con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita delle loro famiglie e della loro comunità, offrendo così nuove prospettive economiche. Lodevole anche l’iniziativa Wine for Life’, in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio da oltre 10 anni, che promuove il progetto ‘Dream’, ossia il più efficace programma di cure attuato sino ad oggi contro l’Aids in tutta l’Africa sub-sahariana e che si concretizza nel devolvere a bambini e donne sieropositive un contributo derivante dalla vendita delle bottiglie della linea ‘Bandarossa’ (collezione limitata) recanti il bollino ‘Wine for Life.

Il Prosecco Superiore ‘Bandarossa’ recante il bollino che richiama il progetto ‘Wine for Life’ (Foto: ‘Bortolomiol’)

Trattasi di azioni che dimostrano come il futuro dell’azienda sia orientato all’apertura, che non significa solo mirare a interessanti mercati sui quali affacciarsi con la consapevolezza e l’orgoglio dell’elemento distintivo della denominazione Docg, ma anche autentico impegno in importanti progetti  a carattere ambientale e umanitario. L’impegno sociale si riscontra anche in diverse iniziative di carattere culturale, educativo e sportivo, come per esempio il supporto negli anni di una squadra di Hockey di serie A, di team di sci, competizioni di vela e altre ancora.

Vigneti coltivati in regime bio, come ben dimostrano, tra l’altro, le rose appositamente piantate in corrispondenza dei filari (Foto: ‘Bortolomiol’)
Particolare dei vigneti bio (Foto: ‘Bortolomiol’)

Comunicare con dei messaggi volti alla sostenibilità porta indubbiamente a sensibilizzare i consumatori verso un atteggiamento più responsabile dal punto di vista socio-ambientale e meno distruttivo nei confronti della natura. L’azienda ha anche istituito una borsa di studio intitolata al fondatore Giuliano Bortolomiol ed avviato dei corsi speciali dedicati ai viticoltori che conferiscono direttamente le uve, corredati di assistenza in vigneto e consulenza da parte di esperti agronomi, seguendo due progetti specifici: il progetto ‘Green Mark’ (un protocollo interno istituito nel 2011 che ha lo scopo di ottimizzare il grado di preparazione dei viticoltori diretti, ottenendo così un miglioramento e un incremento delle materie prime provenienti dai loro terreni) e il progetto ‘Assistenza’ (che si prefigge di rinsaldare l’antico sodalizio tra Cantina e conferitori, confermandolo ed arricchendolo attraverso le frequenti visite in vigneto, gli incontri per confrontarsi, gli eventi, i corsi di aggiornamento e assistenza tecnica ed i momenti di convivialità  in cui vengono annualmente conferiti speciali riconoscimenti).

Foto di gruppo dei conferitori insieme ad Elvira e Giuliana Bortolomiol (Foto: ‘Bortolomiol’)

Per aumentare ulteriormente la qualità è infatti necessario valorizzare la vocazionalità  del territorio di produzione attraverso l’adozione delle più appropriate tecniche gestionali nel vigneto, da quelle inerenti la coltura a quelle di difesa; un percorso ben studiato dalla squadra di enologi altamente competenti guidati dal noto professionista Roberto Cipresso (Winemaker originario di Bassano del Grappa nonché titolare dell’azienda ‘La Fiorita’ e del Resort ‘Poggio al Sole’ a Montalcino) che collabora con la Cantina Bortolomiol dallo scorso anno. Lavorano con lui Emanuele Serafin (del team di ‘Winecircus’, la cantina-laboratorio situata a Montalcino e voluta da Cipresso per svolgere attività di ricerca orientate ai diversi aspetti dell’attività vitivinicola, in collaborazione con le Università di Padova, di Torino, di Venezia, di Pisa, di Udine e di Palermo) nel ruolo specifico di Primo Enologo, Marco e Luca Agostinetto, rispettivamente Enotecnico e Cantiniere. I quattro si avvalgono poi del prezioso supporto del dottor Giovanni Pascarella (agronomo) e di Giuliana Bortolomiol, punti di riferimento e cardini sia dell’intero progetto della nuova agricoltura di Bortolomiol, sia di quello di viticoltura biologica.

Roberto Cipresso, famoso Winemaker originario di Bassano del Grappa e dal 2016 collaboratore della Cantina Bortolomiol (Foto: ‘Bortolomiol’)

Anche i dipendenti giocano un ruolo di primaria importanza per il successo aziendale e il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità, per cui è nell’interesse della famiglia Bortolomiol che tutti i dipendenti siano sani e motivati; a tal fine, grazie alla ristrutturazione della Cantina effettuata utilizzando quanto più possibile materiali ecosostenibili, è stata migliorata la qualità dei luoghi di lavoro garantendo al loro interno una maggiore luminosità ed una maggiore areazione; sono stati installati pannelli solari fotovoltaici sulle coperture delle cantine, permettendo così un risparmio del 15% sul consumo di energia elettrica, nonchè due depuratori per il trattamento delle acque reflue che rispondono alle più stringenti normative nazionali ed hanno un bassissimo impatto ambientale; tutti gli impianti di nuova realizzazione mirano poi alla riduzione dell’estrazione e dell’utilizzo dell’acqua nei processi produttivi; infine, anche il packaging, costituito da imballi in cartone e in legno già riciclati al 100% (e riciclabili, così come i tappi di sughero), consente di risparmiare energia riorganizzando la gestione in modo responsabile.

Foto d’epoca dell’antica Filanda (Foto: ‘Bortolomiol’)
Gli spazi dell’antica ‘Piccola Filanda’, ristrutturati all’architetto Wally Tomè secondo moderni criteri di sostenibilità ambientale e architettura industriale (Foto: ‘Bortolomiol’)
Particolare di una zona esterna della nuova Filanda (Foto: ‘Bortolomiol’)

La cantina di vinificazione si trova all’interno del Parco della Filandetta, nel cuore di Valdobbiadene, insieme al vigneto biologico sperimentale dello ‘Ius Naturae’, al teatro a gradoni di pietra e alla sala degustazione ‘La Filandache è stata restaurata di recente e che occupa parte di quella che un tempo era chiamata ‘La piccola filanda’. Nato da una ristrutturazione di architettura industriale dell’architetto Wally Tomè (vincitrice anche del Premio Prometeo per essere un’integrazione virtuosa tra un simbolo dell’industrializzazione e un processo di agricoltura), il Parco della Filandetta, con tutti i suoi annessi, rispecchia fedelmente l’attenzione alla sostenibilità e alla valorizzazione del territorio, tematiche centrali per la strategia aziendale, e si sta sempre più configurando come  un vero e proprio agorà del vino.

Particolare del muro all’ingresso del Parco della Filandetta (Foto: ‘Bortolomiol’)
Ingresso del Parco della Filandetta (Foto: ‘Bortolomiol’)
Veduta di una parte del Teatro del Parco della Filandetta (Foto: ‘Bortolomiol’)
Viale del Parco della Filandetta (Foto: ‘Bortolomiol’)

L’azienda agricola di proprietà della famiglia Bortolomiol è gestita interamente da Giuliana che, con passione e dedizione ha curato negli anni tutti gli impianti dei vigneti, messi a dimora nel 1997 e nel 2005, mentre il più vecchio risale al 1950. Durante gli anni precedenti il 1997 la loro conduzione è stata sempre seguita con cura da Giuliano Bortolomiol che, in seguito all’ampliamento della superficie dei vigneti realizzato 20 anni fa con i nuovi impianti, è stato affiancato da sua figlia con la quale ha iniziato la ricerca di nuovi prodotti che potessero permettere di eseguire dei trattamenti a basso impatto ambientale, intraprendendo così il processo verso una maggiore sostenibilità. Tale processo è stato proseguito dal 2001 da Giuliana con le sue sole forze e la sua grande convinzione nell’attuare un metodo di viticoltura che rispettasse le viti, la terra e l’ambiente circostante, attraverso pratiche agronomiche ecologicamente sicure e l’utilizzo di prodotti più naturali ed il più possibile meno invasivi, per poter così ottenere frutti migliori e benefici anche per la salute: nello specifico, prodotti caratterizzati da principi attivi che siano estratti da minerali o piante esistenti in natura.

Giuliana Bortolomiol, enologa di famiglia (Foto: ‘Bortolomiol’)

Nel 2008 Giuliana ha scelto di intraprendere definitivamente la strada della viticoltura biologica, su preziosa consulenza dell’agronomo Giovanni Pascarella e in condivisione  con la sorella Elvira e l’enologo Gianfranco Zanon, mettendo in atto un vero e proprio progetto Bortolomiol di produzione biologica di cui l’azienda, già leader nella produzione di Prosecco Superiore, è stata una vera pioniera. Il metodo di coltivazione biologica coinvolge non solo la difesa fitosanitaria con rame e zolfo, ma anche le scelte d’impianto, la potatura, la lavorazione del suolo, la gestione dell’interfilare, il controllo delle malerbe, la gestione della chioma e così via fino alla vendemmia. L’obiettivo è quello di arrivare ad un processo produttivo globale teso ad ottimizzare la qualità della produzione ed intervenendo solo dopo attente valutazioni, per poter coltivare i vigneti in un vero e proprio ‘ius naturale’.

Particolare di un grappolo di Glera (Foto: ‘Bortolomiol’)

Trattasi di un progetto in continua evoluzione, capofila per tutta l’area dei conferitori storici dell’azienda e basato su due concetti cardini, ossia quello di Pulito (tanto caro al fondatore di Slow Food Carlo Petrini: ‘Il nostro cibo dovrebbe essere buono, pulito e giusto, gustoso, non dannoso per l’ambiente e non prodotto sfruttando contadini e lavoratori’) e quello di Delega responsabile (di cui parla il letterato, critico culturale americano, nonché agricoltore insignito della ‘National Humanities Medal’, Wendell Berry in un suo saggio, definendo i consumatori ‘agricoltori responsabili’ di fronte all’industria alimentare e al futuro della natura strettamente collegata: ‘Siamo tutti agricoltori per delega e dovremmo pensare al tipo di agricoltura cui diamo la nostra delega’). La famiglia Bortolomiol è fermamente convinta della sua mission di sostenibilità agricola, in quanto consapevole di non essere proprietaria  della propria terra ma, al contrario, di doverla rendere ai propri figli nella maniera più sana possibile.

Particolare di un filare di proprietà (Foto: ‘Bortolomiol’)

Puntando il focus sull’eccellenza enologica della Cantina Bortolomiol, è doveroso parlare anzitutto delle caratteristiche principali del Valdobbiadene Docg Prosecco Superiore’, di cui la prima citazione scritta della sua presenza sul territorio risale al 1772, precisamente nell’ottavo volume del ‘Giornale d’Italia’, dove l’accademico Francesco Maria Malvolti scrive circa la qualità della viticoltura locale. E’ ottenuto con alcune varietà di vitigni locali, il più importante dei quali è il Glera, presente nella quantità minima dell’85%: rustico e vigoroso, con tralci color nocciola e grappoli piuttosto grandi, lunghi, spargoli ed alati, con acini di un bel giallo dorato, immersi nel verde brillante delle foglie. Il Glera garantisce la struttura base al ‘Valdobbiadene Docg’ ma possono essere utilizzati, nel limite del 15%, Pinot e Chardonnay, oltre a tre varietà locali considerate minori ma comunque preziose al fine di completare la struttura del vino: Verdiso, Perera e Bianchetta. Il Verdiso viene impiegato specificamente per aumentare l’acidità e la sapidità del vino ed è coltivato nella zona sin dal 1700; la Perera, anch’essa diffusa nel secolo scorso e chiamata così per via della forma dell’acino o per il suo particolare gusto che richiama quello della pera, è utilizzata per aumentare profumo e aroma, non a caso è coltivata nelle zone più alte e difficili insieme al Verdiso; la Bianchetta, citata sin dal Cinquecento, contribuisce ad ingentilire il vino nelle annate più fredde, per via della sua maturazione più precoce.

Facciata principale della Scuola Enologica a Conegliano, sede dell’I.S.I.S.S. intitolato a Giovan Battista Cerletti  (Foto: ‘Trevisotoday’)

Nella definizione della viticoltura locale, un ruolo fondamentale è stato assunto dalla prima Scuola Enologica d’Italia, ancora oggi attiva a Conegliano, dove venne studiata la migliore forma di coltivazione per la vitivinicoltura locale. I produttori di Conegliano e Valdobbiadene iniziarono così ad interpretare al meglio i vitigni che concorrono alla produzione del proprio vino, ricamando le ripide colline di vigneti condotti a mano e mettendo a punto la vinificazione per esaltare le caratteristiche aromatiche, l’eleganza, la freschezza e la vitalità che lo contraddistinguono. Bortolomiol offre al mercato un eccezionale Conegliano Valdobbiadene Docg che, oltre a rispettare tali caratteristiche, soddisfa i gusti e le esigenze di svariate tipologie di consumatori grazie a prestigiose etichette, quali Bandarossa(etichetta che include anche due tipologie di Grappa); a specifiche linee, quali Couture Millesimati’, ‘Tradizionali Millesimati’, ‘Versatili e Tranquilli; ai due Cru della denominazione (‘Superiore di Cartizze’ e ‘Rive’); al biologico Ius Naturae.