Borghi d’Italia: Tiggiano…

Borgo da premio Oscar!

Il paesino di Tiggiano, in provincia di Lecce, si distingue per il suo piccolissimo borgo storico, caratterizzato dal bellissimo ed imponente “Palazzo Baronale”, da piccole stradine e vicoli (tra cui risaltano “Via Barone Sauli”, “Via Ovidio” e “Vico Margiotta”) e dal cortile della famiglia baronale degli “Arcella”, il cui stemma erge al suo ingresso ostentando la scritta in latino “Hostes conspecta procul crux opprimit ausus et trepidos hostes arma tremenda fugant”, come monito agli avventori nemici soprattutto durante il periodo dell’ Impero Ottomano (“La croce intravista da lontano frena gli audaci nemici e le terribili armi mettono in fuga gli assalitori impauriti”). Le prime notizie storiche su Tiggiano risalgono alla fine del XIII secolo: l’altopiano delle “Chiuse”, con il suo tipico profilo mediterraneo grigio-argento, si presenta come un perfetto sipario posto tra le risonanze omeriche del mare Adriatico ed il profilo bianco calce dell’abitato raccolto intorno al “Palazzo Baronale” che rappresenta il cuore del centro storico e che fu fatto erigere a metà del XVII secolo dalla famiglia “Serafini Sauli”, baroni del Casale e del feudo tiggianese. La costruzione, magnifica nella sua imponenza, si sviluppa su due superfici con una copertura totale di 1.770 mq e di cortili per 500 mq; oltre il portale, l’atrio si apre con un sipario architettonico di rara bellezza ad un ampio aranceto di 7.000 mq, dal quale si accede al bosco baronale, un autentico museo vegetale per la presenza delle tipiche essenze mediterranee. Per questa sua preziosità il bosco è segnalato come meta turistica di alto valore culturale. Di fronte alla facciata del Castello baronale si apre il crocicchio delle due strade più antiche del paese, cioè via Barone Sauli e via Ovidio; quest’ultima è impreziosita da un arco normanno che, congiungendo le due costruzioni laterali, ne consente tuttora la comunicazione. Trattasi di una struttura alta ed imponente eseguita in carparo, risalente al XVII secolo: il colore rosso mattone si è scolorito con il passare del tempo ed ha fatto affiorare il color ocra tipico di questa pietra leccese, un materiale molto usato in tutto il Salento e che si presta ad una facile e poliedrica lavorazione manuale da parte degli esperti artigiani salentini. Soffermandosi sulla metafora del sipario posto tra il passato del mondo classico ed il nostro presente, “Torre Nasparo” rappresenta la cerniera ideale: sorta al tempo della dominazione spagnola (1565) è una delle 83 torri di avvistamento, erette nel Basso Salento, a difesa della popolazione dagli attacchi dei Turchi e dei Saraceni.

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Oggi offre uno dei migliori punti panoramici per ammirare il bellissimo tratto costiero che include località quali Marina Serra, Tricase Porto, Marina di Andrano, Marina di Castro, Santa Cesarea Terme e Otranto. Alla periferia dell’antico feudo di Tiggiano sorge la famosa “Masseria delle Matine” (un tempo proprietà del principe Gallone feudatario di Tricase ed oggi della coppia anglo-americana Helen Mirren e suo marito Taylor Hackford, lei premio Oscar nel 2007 come miglior interprete nel film “The Queen”, lui famoso regista di capolavori del cinema come “Apocalipse now” e “Ufficiale e gentiluomo”: insieme si sono innamorati della campagna tiggianese caratterizzata dai suoi colori e dai muretti a secco che la delimitano ed hanno deciso di acquistare la masseria nel 2007, ristrutturandola nel pieno rispetto dei luoghi naturali, riportandola al suo antico splendore e facendone il loro “buen ritiro”, tanto da esser diventati “cittadini onorari di Tiggiano”) che con la sua imponenza architettonica del XVI secolo dominava un’estensione rurale di 500 ettari e che si sviluppa intorno ad una corte centrale per complessivi 500 mq, sormontata da una torre di vedetta che, insieme alla vasta aia sottostante, fornisce a tutto l’insieme il tocco storico dell’antica magnificenza. Nel centro storico di Tiggiano sorge la chiesa dedicata al “Santo patrono Ippazio”, edificata nel XVI secolo: al suo esterno si fa ammirare per il suo portale che, affacciato su un ampio sagrato, presenta una finestra a linea ed un timpano spezzato sul quale s’innalza una croce fra due angeli; sul fondo, dalla parte dell’altare maggiore, si eleva il campanile che fu riedificato all’inizio dell’Ottocento. Quest’ ultimo è un’autentica opera d’arte, costituito da quattro lesene con capitello corinzio ed una cupola di forma ottagonale decorata con quattro pinnacoli; l’interno è a pianta longitudinale. Dietro l’altare maggiore si apre il coro ligneo di grande pregio artistico e sormontato dal bellissimo organo ottocentesco; nei bracci del transetto si aprono due nicchie ospitanti a sinistra la statua lignea di “Sant’Ippazio” (vescovo e martire originario della Turchia) e a destra quella della “Madonna Assunta”; nella parte sinistra dello stesso transetto è collocato l’altare dedicato al Santo protettore, costruito tra il XVII ed il XVIII secolo, recante la preziosa tela del 1626 raffigurante il vescovo Ippazio (un recente restauro ha messo in evidenza i colori originari che erano stati coperti nel corso dei vari restauri succedutisi nel tempo). Di grandissimo pregio artistico è il pulpito, anche esso restaurato recentemente e che evidenzia l’alto livello qualitativo del manufatto originario. Proprio l’utilizzo di colori brillanti e di decorazioni difficilmente rintracciabili nei paesi limitrofi, fa pensare all’origine orientale dei Tiggianesi che, migrando in quella parte del Basso Salento, hanno cercato di perpetuare i loro usi e la devozione per i loro santi. Ma il vero gioiello della memoria storica di Tiggiano è rappresentato dalla Cappella di San Michele Arcangelo, fatta erigere nel XVI secolo dalla famiglia dei nobili Arcella. Sul portale è ancora visibile un’iscrizione latina che attesta l’offerta della Cappella all’onore dell’Arcangelo Gabriele da parte di Giacomo Arcella, sormontata dallo stemma della famiglia nobiliare. L’interno, con la volta a botte, è impreziosito da un dipinto del XVI secolo, dichiarato dagli esperti di altissimo valore. La figura rappresentata è quella dell’Arcangelo Gabriele nell’atto in cui trafigge un dragone: una scena apparentemente cruenta ma in realtà edificante per l’intenzione di esaltare la vittoria del bene sul male. Segnaliamo un particolare dal valore storico non trascurabile: la rimozione del dipinto per il restauro evidenziò sulla parete un affresco che fa intravedere la figura di San Michele Arcangelo nelle vesti rinascimentali di un cavaliere che, con una lunghissima spada, trafigge il demonio. Tutto l’impianto pittorico, sicuramente più antico della tela, costituisce un reperto di gran pregio. Altra Cappella votiva, di costruzione ottocentesca, è quella del “Calvario”, eretta dalla famiglia Mura come iniziativa di pietà popolare a memoria della passione di Cristo: decorata con affresco semplice ma espressivo, essa sorge sulla direttrice in direzione del vicinissimo paese di Corsano, sulle rovine e con il materiale di risulta della vecchia Cappella dedicata al culto di Santa Caterina di Alessandria. Sulla direttrice opposta, che porta verso la cittadina di Tricase, è possibile osservare il monumento della “Croce”, a testimonianza dell’antico legame popolare con il sacro. Situati spesso nei pressi di importanti crocevia, questi monumenti sembrano definire non solo lo spazio fisico del territorio ma anche quello sacro dell’abitato che si trova al suo interno. Tracce di questo profondo legame con il sacro si riscontrano anche nelle popolazioni salentine più antiche e sono testimoniate dalla presenza di numerosissimi “Menhir”, cioè dei blocchi monolitici infissi verticalmente nel terreno, molti dei quali cristianizzati con le incisioni di croci o con la collocazione, sulla loro sommità, di una croce in pietra o in ferro, allorchè diventò vano ogni tentativo di estirpare le usanze religiose precristiane che intorno a queste pietre svolgevano i loro riti. Sul territorio di Tiggiano esistono poi alcuni frantoi ipogei ubicati ai seguenti indirizzi: via Mazzini, piazza Castello, piazza Calvario, piazza Mario De Francesco e piazza Olivieri; i frantoi che si trovano in queste due ultime piazze sono anche visitabili e sono in grado di illustrare una pagina significativa dell’economia contadina del tempo andato, essendo rari testimoni di un’economia essenziale, senza spazio per gli sprechi e quindi portata al massimo rispetto per le scarse risorse a disposizione, fra le quali l’olivo e l’olio costituivano il tesoro principale. Per quel che riguarda, infine, l’arte culinaria tiggianese una particolare menzione merita un vero e proprio prodotto di nicchia locale, ossia la “Pestanaca tiggianese”, un ortaggio simile alla carota ma con proprietà ancor più genuine e soprattutto antiossidanti, utilizzata da sempre come ingrediente naturale per insaporire piatti della tradizione contadina ma anche piatti rivisitati di una cucina odierna più moderna, con ricette sia dolci che salate. La “Pestanaca tiggianese” è coltivata esclusivamente in agro di Tiggiano da pochi contadini che ne custodiscono l’arte nel piantarla, nel farla crescere e nel raccoglierla; in occasione della festa patronale di Sant’Ippazio, che ricade ogni 19 di Gennaio, viene organizzata una sagra interamente dedicata al famoso tubero violaceo, mentre nel mese di Agosto non bisogna assolutamente perdere la più famosa delle sagre tipiche paesane, cioè la “Sagra delle 4 pignate”. Trattasi di una sagra che coinvolge i 4 rioni del paese e che quindi coinvolge quasi tutti i tiggianesi nella preparazione dei piatti tipici della cucina locale ed anche salentina in genere: praticamente ogni rione si occupa della preparazione e realizzazione di ricette riguardanti antipasti, primi, secondi e contorni, dolci tipici salentini. Un vero successo che, negli anni, ha saputo richiamare sempre più partecipanti ed ovviamente sempre più turisti da tutta Italia e dall’estero. Per tutti coloro che desiderano poi gustare le specialità tiggianesi e salentine comodamente seduti ad un tavolo, consigliamo il ristorante “La voce del mare” (da Giuseppe) per gli amanti del pesce fresco e la trattoria “A casa di nonna” (da Attilio) per coloro che preferiscono i piatti della tradizione locale.

Consiglio: una visita alla pasticceria “Chantilly” di Sergio… per assaggiare uno dei suoi famosi pasticciotti.